Libere opinioni

di Piero Barachini Sterpa


Nel panorama piatto della fotografia amatoriale presente sul web è raro imbattersi in qualche buon sito che, come il suo, si occupi di Fotografia in maniera, direi, pura.

La navigazione di tanti siti messi in rete da sedicenti fotografi è spesso fonte di delusioni profonde o di noia indicibile quando si scopre che l’argomento principale del sito non è la fotografia, ma l’aspetto tecnico della sua realizzazione. Chiunque può notare che sotto molte foto pubblicate sul web compaiono quasi sempre, con dovizia di particolari, i dati tecnici di ripresa. A che servono? Che importanza hanno? Qualcuno addirittura fa di peggio e specifica esclusivamente la marca e il modello dell’apparecchio utilizzato. Sembra una gara a chi ce l’ha più grosso, l’apparecchio.

È come se l’autore di un’opera letteraria spiegasse il tipo di carta, penna e calamaio utilizzati per scrivere la sua opera o un pittore la marca del suo pennello.

Quanta pochezza in quelle fotografie! Quanta scarsa preparazione culturale! Quanta volgare ostentazione della mercanzia!

 

È difficile capire come possano considerarsi fotoamatori coloro che si occupano esclusivamente di aridi confronti fra attrezzature e inconcludenti dissertazioni tecniche.

Con ciò non voglio dire che l’aspetto tecnico non conti nulla o che una fotografia debba essere sempre concettuale e comunicare qualcosa. Una fotografia può essere anche una mera descrizione di quanto il fotografo si è trovato di fronte. Ciò che non condivido e non giustifico è quel bisogno morboso di specificare per filo e per segno i parametri di scatto, l’apparecchio e l’obiettivo utilizzati. Diciamolo: una fotografia insignificante rimarrà tale anche se corredata di didascalia tecnica.

 

Ho apprezzato molto il fatto che lei attribuisca così grande importanza al contenuto e alla composizione dell’immagine e così poca all’aspetto tecnico, tanto da non svelare neppure la sua attuale attrezzatura digitale che, mi è parso di capire, non la entusiasma più di tanto.

 

Piero Barachini Sterpa

 

 

 

 

 

 

In tema di sistemi fotografici qualcuno potrà pensare che sono un sostenitore dell’analogico e un nemico del digitale, ma non è assolutamente vero.

La verità è che evito accenni alla mia attrezzatura digitale perché, esteticamente parlando, le odierne fotocamere non mi piacciono neanche un po’. Esternamente si somigliano tutte e mi paiono goffe e sgraziate. Oggi purtroppo il design è uniformato e impoverito, se non ridicolizzato, da soluzioni estetiche infelici quali – tanto per dirne una – gli orrendi paraluce a forma di tulipano. Bisogna accontentarsi di quel che passa il convento nipponico e prendere o lasciare. E si finisce col prendere, storcendo la bocca. Non mi è ancora capitato di vedere una reflex digitale di aspetto gradevole e di forma armoniosa.

Inoltre mi trovo d’accordo con lei nel disapprovare l’usanza di mostrare le foto accompagnate da una descrizione tecnica simile ad una ricetta di cucina. Sono dati che, se mai, possono interessare a chi ha scattato la foto, ma chi poi osserva la fotografia cosa se ne fa di questi dati? Li ammira? Li medita? Ne trae ispirazione?

Nella scelta di un apparecchio digitale le specifiche tecniche sono per me quasi irrilevanti. Una maggiore attenzione la riservo invece alla scelta degli obiettivi, pur senza andare alla ricerca del pelo nell’uovo perché la bontà di un obiettivo andrebbe sempre valutata a occhio, osservando le fotografie, senza farsi ubriacare da test di laboratorio con tanto di grafici, schemi, tabelle multicolori che, allo stato pratico, non spiegano nulla. Lascio ad altri il piacere di trastullarsi con queste cervellotiche e noiosissime misurazioni.

Massimo Vespignani

Qualcuno ha scritto che con gli obiettivi di una Leica si riesce a fotografare perfino l’aria. Mi piace molto quest’affermazione, a riprova che la qualità degli obiettivi si esprime meglio con una frase ad effetto anziché con un algido test di laboratorio. Non c’è bisogno di grande competenza né di complicate analisi per rendersi conto, in un batter d’occhi, che certi obiettivi hanno una resa migliore di altri.

Né c’è bisogno di associare ad una fotografia i dati di scatto i quali, a mio parere, svalutano molto l’autore della fotografia. Per non dire di quell’insana abitudine di elencare l’intera attrezzatura fotografica posseduta. Sembra incredibile, eppure ci s’imbatte talvolta in qualche fotografo-maniaco che giunge al punto di specificare addirittura la marca e il modello del treppiedi utilizzato.

Quando la messa in mostra delle fotografie è solo un pretesto per esibire in didascalia la propria attrezzatura, si esce dal campo della fotografia e si entra in quello della psicoanalisi. Quest’ultima potrebbe spiegare quale oscura sindrome si nasconde dietro quella che lei ha definito “volgare ostentazione della mercanzia”.

 

 

Massimo Vespignani

Massimo Vespignani