Libere opinioni

di Chiara Zecchi


Per motivi legati alla mia attività, mi capitano frequentemente fra le mani riviste di moda e fashion.

È un settore per il quale lavorano eccellenti fotografi alcuni dei quali, ultimamente, hanno iniziato a realizzare fotografie intenzionalmente storte.

Riesco a giustificare la pendenza in una fotografia di reportage scattata in velocità e in difficili situazioni ambientali. Non riesco invece a giustificare in alcun modo le fotografie storte realizzate in studio o in set, come lo sono quelle di cui sto parlando. Qualcuno sostiene che la creatività consiste anche nell’infrangere le regole. A volte è vero, ma mi pare che queste foto realizzate storte senza un motivo ben preciso e comprensibile non abbiano nulla a che vedere con la creatività. Mi sembrano solo trovate infelici o esperimenti malriusciti, realizzati da chi pensa che l’infrazione di una regola possa trasformarsi automaticamente in una cifra stilistica.

Qualche tempo fa ebbi occasione di scambiare due parole con un noto fotografo del settore che aveva iniziato pure lui, e continua tutt’oggi, a pubblicare sulle riviste patinate fotografie volutamente ed esageratamente storte. Gli chiesi il motivo e le finalità di questa tendenza e lui mi spiegò che questo nuovo modo di fotografare era sorto da una constatazione. La foto storta, mi disse, genera un formidabile dinamismo nell’immagine che per sua natura è statica. Le mie perplessità non sono diminuite e resto convinta che uno scatto inclinato sia uno scatto sbagliato e che il dinamismo sia solo un termine per riempire la bocca, utilizzato per nascondere l’incapacità del fotografo di proporsi con uno stile fotografico realmente nuovo e stimolante.

Massimo Vespignani

Il settore della fotografia di moda avrebbe bisogno di una ventata d’innovazione stilistica e formale, ma le foto realizzate storte non rappresentano di certo un’innovazione. La torre di Pisa è una curiosità interessante non perché sia stata eretta pendente ma perché lo è diventata. Se la torre fosse stata eretta pendente non sarebbe stata di certo un’opera caratterizzata da un “formidabile dinamismo”, ma solo una torre da demolire e ricostruire di sana pianta.

E dunque non capisco come si possa parlare di dinamismo di fronte ad una fotografia realizzata intenzionalmente storta. Mi auguro che quest’assurdo modo di fotografare sia solo una tendenza passeggera e resto curiosa di conoscere la sua opinione.

 

Chiara Zecchi

 

 

 

 

 

Le fotografie storte le avevo notate anch’io, non solo sulle riviste di fashion ma un po’ ovunque e credo che la spiegazione vada ricercata esclusivamente nella scarsa originalità del fotografo. Posso accettare una fotografia storta se percepisco l’inclinazione come involontaria, non accetto invece l’inclinazione intenzionale e fine a se stessa.

La foto storta genera dinamismo? Non diciamo sciocchezze! Proviamo ad appendere al muro, storta, una fotografia o un dipinto o qualsiasi altra cosa. Si può star certi che il primo individuo che passerà dinanzi allungherà subito la mano per correggere l’inclinazione. Lo farà perché l’inclinazione genera nell’osservatore disorientamento e un istintivo fastidio visivo. Se si avverte fastidio mentre si guarda un oggetto appeso storto, non vedo perché un identico fastidio non dovrebbe essere avvertito mentre si osserva una fotografia storta pubblicata su una rivista.

Ad ogni modo, visto l’andazzo, teniamoci pronti a futuri ritratti realizzati addirittura capovolti e giustificati, chissà, da più articolate dissertazioni sul dinamismo. Un dinamismo, semmai, da intendere come movimento delle braccia dell’osservatore, costretto a ruotare continuamente la rivista per guardare le fotografie nel verso giusto.

 

Massimo Vespignani

Massimo Vespignani